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Nemo propheta in patria

Mentre nel resto del mondo si sviluppano ottime edizioni in HD delle opere più interessanti del nostro cinema, in Italia il mercato langue

“Nessun profeta è bene accetto in patria”, questa frase è in un modo o nell’altro presente in tutti e quattro i vangeli (Matteo 13,57 - Marco 6,4 - Luca 4,24 - Giovanni 4,44), possiamo quindi essere ragionevolmente certi che Gesù l’abbia effettivamente pronunciata.

Credo si tratti di una delle pochissime affermazioni assolutamente inconfutabili in ogni ambito, me ne servo quindi senza remore per proporre un tema che mi sta piuttosto a cuore.

L’introduzione dell’alta definizione in ambito domestico è stata probabilmente la più grande fortuna che potesse capitare al Cinema come medium, perché ha costretto le Major prima, e tutti gli altri dopo a investire nel restauro e nel recupero della memoria storica cinematografica. Negativi originali che giacevano dimenticati negli archivi, spesso in condizioni pietose, sono tornati a nuova vita grazie a restauri fisici certosini e digitalizzazioni impeccabili. Mi vengono in mente capolavori come “Via col Vento”, “My Fair Lady”, “Ben Hur”, “Il Padrino”, “Lo Squalo” e molti altri, che erano sul punto di essere irrimediabilmente perduti e si sono salvati proprio grazie alla necessità del “miglior master possibile” per l’alta definizione.

E’ proprio in virtù di questi restauri che, miracolosamente, possiamo rivedere nelle sale dopo diverse decadi film come “The Blues Brothers”, “Ritorno al Futuro”, “Apocalypse Now” e, proprio in questi giorni, i meravigliosi “Vogliamo Vivere” di Ernst Lubitsch e “Delitto Perfetto” di Alfred Hitchcock, uno dei primissimi esperimenti di cinema in 3D.

Il cinema italiano, da sempre più considerato all’estero che in patria, ha beneficiato anch’esso di quest’ondata salvifica. Purtroppo pochissimi di questi film riportati al loro antico splendore sono usciti anche in Italia. Due rari esempi sono  “Il Gattopardo” di Luchino Visconti (in una edizione però nettamente inferiore a quella francese)  e “Indagine su un Cittadino al di Sopra di ogni Sospetto” di Elio Petri.

Gran parte delle edizioni in alta definizione dei film italiani sono destinate al pubblico estero poiché, si pensa, gli italiani possono pure accontentarsi dell’inadeguato e ormai obsoleto DVD.

Lo splendido cofanetto della saga Don Camillo e Peppone uscito in Germania, con audio originale in italiano.

Lo splendido cofanetto della saga Don Camillo e Peppone uscito in Germania, con audio originale in italiano.

Dovremmo quindi limitarci a roderci dall’invidia mentre in Germania si godono la splendida edizione restaurata de “La Dolce Vita” di Federico Fellini, o l’intero ciclo dei film del Don Camillo di Guareschi, o mentre in Francia si dilettano con “Senso” di Visconti o “Il Mondo Nuovo” di Scola? La risposta è ovviamente un risoluto NO. E non è un problema limitato ai classici, anche i film contemporanei ci vengono negati. L’ultimo esempio, il più eclatante, è senz’altro “Io e Te” di Bernardo Bertolucci, di cui esiste un’ottima edizione inglese in Blu-Ray reperibile a un prezzo addirittura inferiore rispetto alla risibile edizione DVD nostrana.

I distributori italiani stanno marciando a passo di carica verso il baratro: perché lo fanno? Perché commettono un errore strategico di tale portata, insistendo nel deludere il sempre più esiguo pubblico pagante rifilandogli edizioni nel migliore dei casi non all’altezza? Eppure dovrebbero sapere che in un’Europa senza dazi doganali e in un mondo reso piccolissimo da Internet rivolgersi alla concorrenza, ossia al mercato estero, è ormai alla portata di chiunque.

L’unica risposta che riesco a darmi è che il cinema in generale, e a maggior ragione il settore home video, è in grande sofferenza. La situazione è dovuta senz’altro alla crisi generalizzata di ogni comparto, ma è soprattutto generata dal ricorso massiccio del pubblico alla pirateria digitale. Questa tendenza di continua contrazione del mercato ha causato una serie di decisioni suicide da parte della distribuzione, in un’ottica di riduzione dei costi che non lascia spazio ad alcuna forma d’investimento sulla qualità.

Voglio quindi fare un doppio appello, il primo è per voi, che mentre mi leggete magari state scaricando quel film che non vi è riuscito di andare a vedere al cinema: state uccidendo ciò che amate, e presto vi resterà ben poco da scaricare.

Il secondo appello è rivolto a chi, in mezzo a indicibili difficoltà, cerca da anni di distribuire nel nostro paese il Cinema (e la C maiuscola non è casuale): svegliatevi! State tagliando il ramo sul quale siete seduti, e lo state facendo con la sega elettrica, a una velocità impressionante.

Un sentito ringraziamento infine ai tecnici del laboratorio “l’immagine ritrovata” della Cineteca di Bologna, artefici di gran parte dei restauri sui classici della cinematografia italiana, peccato che il frutto del loro lavoro se lo godano solo all'estero.

Pierluigi Bigotti