Arte

L’astrazione di Markus Mrugalla

In un mondo dominato dalla comunicazione diretta Markus dimostra che l’astratto è ancora possibile

L’astratto di solito chiede di essere interpretato, esige una riflessione. Non è sempre facile da digerire il complesso procedimento mentale tipico di un’arte spesso incompresa e sottovalutata. Un astratto impone maggiore attenzione e ingegno perché è meno intuitivo. C’è qualcosa di profondo che non si vede all’apparenza ed è compito di chi osserva scovare la realtà che gli sta di fronte. Markus Mrugalla al contrario accompagna l’occhio davanti ad un’astrazione che non chiede né tantomeno esige una riflessione concreta. Quello che fa è ricordare il piacere trascurato di perdersi, semplicemente perdersi e basta.

Classe 1985, Mrugalla è un giovane artista di origine polacca specializzato in fotografia e design. In un mondo dominato dalla comunicazione diretta Markus dimostra che l’astratto è ancora possibile. La sua è una ricerca costante per provare l’esistenza di un’arte libera da convenzioni e che non richiede la mediazione di regole sociali. Grazie ad un software l’artista è in grado di realizzare un astratto virtuale in cui il linguaggio in terza dimensione si evolve in curve di colore spalmate sulla superficie orizzontale: è qui che la mente si perde, nel mezzo di queste infinite masse policromatiche, tra le onde di un liquido che continua a scorrere.

Perdersi ovvero immergersi nell’opera d’arte. Percepirne la bellezza senza pensieri, lasciandosi cullare da una fluidità che incanta e disorienta allo stesso tempo. Quasi come se fosse un viaggio senza ritorno. Davanti ai lavori di Mrugalla si percepisce qualcosa di nuovo in modo più intenso, grazie alla fusione di codici e mezzi espressivi inaspettati e sorprendenti. La ripetizione di forme morbide e la continua ricerca non del colore in sé ma della sua essenza, stimolano l’esperienza visiva creando perfino un piacere sensuale. E allora il viaggio si fa più interessante perché si fluttua alla riscoperta del potere dei sensi, verso il vero contatto con l’arte, con l’io e con il mondo.

 Giulia Giarola