Letteratura

La scrittura creativa

Per scrivere bene, prima ancora che partecipare a corsi di scrittura creativa sarebbe importante leggere

Si sente spesso parlare, soprattutto da parte degli operatori del settore, di scrittura creativa, ovvero di quella particolare “scuola professionale” rivolta agli scrittori, poeti, giornalisti e appassionati della “penna” in genere, con l’obiettivo di fornire loro metodi didattici per scrivere meglio.

Nata in America agli inizi del secolo scorso (Paese antesignano per eccellenza), la scrittura creativa si è poi sviluppata in tanti altri paesi d’oltreoceano, giungendo in Italia solo a metà del 1980.

Punto cardine della scuola è quello di orientare l’ispirazione verso un uso più consapevole e guidato dei principali elementi della scrittura: l’impostazione, lo stile, lo sviluppo della narrazione, vengono proiettati sul piano della migliore tecnica espositiva e contenutistica allo scopo di catturare (e sensibilizzare) maggiormente l’interesse del lettore.

I metodi didattici più diffusi, come la costruzione della trama, l’intreccio, i dialoghi e i profili dei personaggi, sono stati mutuati persino nelle pratiche d’insegnamento scolastico, a partire dall’istruzione primaria. In questo modo i bambini apprendono le tecniche per l’elaborazione dei temi o, più semplicemente, per la comprensione dei testi narrativi.

Forse sarò una voce fuori dal coro, ma guardo con sospetto a queste tecniche guidate della scrittura, soprattutto se ad applicarle sono gli scrittori.

Ben venga, sia chiaro, qualsiasi metodo diretto ad aiutare o supportare il lettore nella comprensione di testi o articoli. E di questi tempi, con ciò che si legge in giro sarebbe anche auspicabile per decifrare quello che in molti casi è indecifrabile.

Ma per gli scrittori, ovvero per i promotori della scrittura, il discorso è diverso. La spontaneità delle idee, l’ispirazione, la trasformazione in parole di ciò che promana dal proprio stato d’animo, mal si conciliano con la necessità di doverle pianificare o decodificare con un linguaggio, tecnicamente ineccepibile, ma pur sempre “costruito” ed “orientato”.

È vero che circolano in giro tanti libri brutti o scritti male, ma è pur vero il contrario: vi sono romanzi tecnicamente perfetti ma non altrettanto per il contenuto, che vengono portati al successo solo grazie ad una capillare e strategica campagna pubblicitaria.

Credo che il miglior metodo per scrivere bene (e meglio) sia dato proprio dall’esperienza della lettura. Vi sono tanti scrittori che leggono poco non considerando che il confronto con altri autori è invece indispensabile per arricchire la propria esperienza a mo’ di esempio.

Dante, Manzoni, Leopardi e tanti altri celeberrimi autori, anche recenti, non hanno frequentato corsi di scrittura creativa. Eppure hanno realizzato dei veri e propri capolavori che sono ancora oggi apprezzati da tutto il mondo.

È quindi un problema culturale che va sviscerato e risolto attraverso l’incentivazione alla lettura, meglio ancora alla buona lettura.

Guardo con favore, ad esempio, alle iniziative di molte biblioteche statali o comunali dirette a promuovere tale educazione. Tra queste:

  • quelle rivolte alle scolaresche;
  • le visite dedicate per illustrare il funzionamento delle biblioteche, con particolare riferimento agli strumenti offerti per la lettura, come il prestito bibliotecario, o di sviluppo delle nuove tecnologie per l’acquisizione di libri digitali (cc.dd. e-book), accompagnate dall’utilizzo più responsabile dei social network più diffusi;
  • gli incontri qualificati con autori locali e non, mirati non solo alla presentazione dei propri libri ma anche e soprattutto alla promozione della cultura quale leva portante per la crescita della società civile;
  • le campagne di promozione della lettura coinvolgendo in particolare gli adulti allo scopo di creare una sorta di effetto emulativo (spesso se i bambini leggono poco è perché fanno altrettanto i propri genitori).

Insomma prima ancora di scrivere, sarebbe meglio leggere. E chissà che la buona scrittura creativa non venga da sé…

Vittoriano Borrelli