Letteratura

David Benioff: LA 25° ORA

Un efficace ritratto della società neworkese che è diventato un culto anche grazie alla magistrale interpretazione cinematografica di Edward Norton nell’omonimo film

AUTORE: David Benioff
CASA EDITRICE: Neri Pozza Editore
ANNO: 2000
TRADOTTO da: Massimo Ortelio

Montgomery Brogan è seduto sulla ringhiera della passeggiata che affianca l'East River, si riempie gli occhi della sua città, tra 24 ore dovrà presentarsi spontaneamente al penitenziario di Otisville, è stato giudicato colpevole da una giuria di suoi pari. Nel tepore insolito di questa mattinata di Gennaio sta cercando di imprimersi nella memoria fotografie del fiume verde, dello skyline e delle luci della sua New York City; da domani è così che la porterà nel suo cuore per 7 lunghi anni.

Monty nella sua vita ha vinto spesso, questa volta ha perso, sa che penserà a queste istantanee e alle sue fortune quando in galera sentirà il rumore delle serrature elettriche dei cancelli che si chiuderanno alle sue spalle.

Con lui, come tutte le mattine da 4 anni, c'è il fedele Doyle, il suo pit-bull nero; preso con sé dopo averlo trovato tramortito sul ciglio della tangenziale, perché quel “piccolo bastardo cazzuto” è buono, in fondo, esattamente come lui.

E' l'ultimo giorno come uomo libero per Monty, un'ultima misera notte da poter passare con i suoi amici sfasati: Frank Slattery, un broker svitato, Jacob Elinsky, un insegnante d'inglese che pensa troppo alle sue allieve e ovviamente la sua donna, la bella ed esotica Naturelle Riviera.

Nel buio il protagonista scivola con la sua Corvette per le strade di una città che non dorme mai, fedele al suo lavoro e alla sua missione: piazzare l'ultima partita di “roba” per Uncle Blue tra gli studenti delle scuole bene di Manhattan e i gangster russi di Brighton Beach.

Benioff ci trascina con forza e con un velo di nostalgia nel grosso Meltin Pot che è New York, aspra come solo una metropoli può essere e allo stesso tempo accogliente e familiare, lasciando al lettore la facoltà di crearsi una sua, personalissima, opinione su Monty, che senza pregiudizi, nel bene e nel male, risulta ammirevole immerso nel desiderio di redenzione.

La narrazione asciutta, è ricca di richiami ai luoghi più suggestivi, ma meno turistici della Grande Mela; i dialoghi vivi ed incalzanti trasformano il lettore, da semplice spettatore in attento e presente coprotagonista delle vicende, senza mai però sentirsi costretto a provare compassione nei confronti dei tormentati personaggi.

Monty, infatti, appare grintoso e dignitoso esattamente come Doyle, il cane, che all'inizio, anche se ridotto in fin di vita, sanguinante e stanco, tenta comunque di azzannarlo per tentare la fuga.

Degno di nota, il paragrafo nel quale Monty, pieno di collera e rimpianto, manda a farsi fottere l'intera città, un efficace ritratto della società neworkese che è diventato un culto anche grazie alla magistrale interpretazione cinematografica di Edward Norton nell'omonimo film. Un cult metropolitano.

Francesca Romana Piccioni