Ecologia

Carta che vince non si cambia

L’highlander dei materiali vive e muore con noi

L’esigenza di scrivere, per ricordare, per fermare il tempo, per sposare i pensieri, per raccontare una storia, ha spinto l’uomo a decidere di incidere. E nell’età della pietra i tratti astratti presero la forma di un’arte sempre più dolce e più ricca di una profondità meritevole di leggerezza e dalla pietra si arrivò alla carta.

Gli uomini e le loro civiltà diedero al papiro il suo battesimo, ma in realtà dove l’uomo non vede la natura ha l’occhio lungo. E guarda un po’ si scopre che, una vespa cartonaia (o cartaiola) estrae dal legno il materiale cartaceo con il quale costruisce il suo nido.

E allora siamo un po’ tutti alla corte di sua maestà carta. E fu  alla corte dell’imperatore cinese Ho Ti che la regina dei materiali fece il suo debutto. Aveva un passo incerto e gracile come le foglie dell’albero di gelso, la cui corteccia si fece a pezzi per aderire a questa scoperta preziosa. Ma la bellezza e unicità sono a volte tali perché apprezzati da pochi e così la carta attraversò anni segreti per poi trovarsi tra le mani di arabi e di tutto il Medio Oriente e infine farsi toccare anche dalle falangi europee.

Ma perché questo brevissimo excursus sulla storia di sua maestà carta?

Perché in quest’era digitale, in cui il touch permette di accedere anche all’intoccabile, sono in molti a celebrare il suo funerale. Si parla di morte naturale e fisiologica. Ma la verità è un’altra: la carta è ancora viva.

I certificati di nascita e di morte sono di carta, quindi nasce e muore con noi. Ma per accorgersi della sua presenza non è necessario solo pensare da quando si nasce a quando si muore, ma ricordare un giorno qualunque della nostra vita.

Iniziamo con la colazione, con la confezione dei biscotti, quella del latte, le etichette delle bottiglie, i tovaglioli, i bicchieri. Tutto di carta. E anche chi andrà al bar farà una colazione di carta, con l’aggiunta finale (o iniziale, dipende dalla cassiera) di uno scontrino.

L’errore è forse nel pensare alla carta solo in riferimento a quella stampata dei giornali e dei libri. E in questa direzione qualche malattia la carta la soffre, ma in fondo anche lì si prende in giro di chi la voglia escludere a tutti i costi. E per farlo si veste da post-it dove appuntare cosa verrà messo in digitale. Ci sono però le rubriche digitali negli smartphone, nei notebook, nei tablet, ma questi beni informatici non penso siano stati acquistati senza che fossero inscatolati o senza pagarli in contanti, in assegno o con carta di credito.

Mi sa che è veramente dura uscirne vivi dal voler dichiarare la morte della carta e se anche volessimo uscire e ci raffreddassimo, forse un fazzolettino di carta (magari riciclata ed ecologica) tornerebbe utile.

La carta non può essere scartata perché come una sarta ha cucito le nostre abitudini. La carta è una maschera che vive il suo continuo carnevale, sfila nelle vie delle nostre vite e ci permette di asciugare le nostre lacrime.

Santi Germano Ciraolo