Tecnologia

10 semplici regole per sopravvivere nella giungla dei Bigdata

10 regole, tanto semplici quanto essenziali per un corretto uso dei big data

La condivisione dei dati e il dibattito intorno ai big data stanno proliferando nella comunità scientifica. L’utilizzo di queste tecnologie è diventato fondamentale per i laboratori di tutto il mondo e ora un documento pubblicato su Plos One, redatto da Matthew Zook e dai vari componenti del centro ricerche Microsoft, vuole approfondire con un decalogo cosa è bene fare, dal punto di vista etico, con i big data.
  1. Ricordate i dati sono persone e possono creare danni.
  2. La privacy è più di un valore binario: non si può risolvere un problema del genere partendo solo dal binomio pubblico/privato.
  3. Fate attenzione alla re-identificazione dei dati: alcune volte si crede erroneamente che le informazioni anonime lo siano sempre e non possono rimbalzare, in qualche modo sul web.
  4. Praticate eticamente la condivisione dei dati.
  5. Capite le forze e le debolezze, un grande sistema non è sempre il più sicuro o il migliore.
  6. Dibattete sulle scelte difficili.
  7. Ogni comunità deve sviluppare un proprio codice di condotta.
  8. Progettate sistemi in grado di essere verificati, in modo da permettere un duplice controllo tra i ricercatori.
  9. Impegnatevi in modo ampio con i dati e le pratiche di analisi.
  10. Capite quando rompere le regole.

Noi, per approfondire il tema, abbiamo parlato con Matthew Zook di queste dieci regole, tanto semplici quanto essenziali per un corretto uso dei big data.

Il ricercatore dell’Università del Kentucky si è concentrato sul dilemma morale che i dati mettono davanti alla comunità scientifica: “La sfida etica principale per l’utilizzo di dati di grandi dimensioni è garantire che gli esseri umani non vengano danneggiati. È facile dimenticare che i numeri e le osservazioni dei big data provengono da esseri umani che vivono la loro vita quotidiana”.

Come il primo punto sostiene i dati sono persone e possono fare del male: “I dati sociali provengono da azioni piccole o grandi che ogni giorno portiamo a compimento, dalle visite mediche alle chiamate che facciamo, fino a ciò che leggiamo e compriamo”.

Un’analisi può tranquillamente rivelare tutto questo, fornendo uno sguardo dettagliato su ognuno di noi.

Il confine tra dati e privacy non è percepibile: non c’è infatti un limite stabilito e per questo conviene educare al meglio la comunità scientifica: “ Gli scienziati dovrebbero discutere di questo e mettersi alle prese con le domande difficili”.

Una formula da adattare ad ogni caso non c’è e come ci ha precisato Hook: “There is no one size fits all solution”.

Gianluigi Marsibilio